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Professione formatore e la mia inclusiva proposta


Sono un formatore a tutto tondo, ho iniziato tanti anni fa come istruttore di arrampicata su roccia, poi man mano mi allargai ad insegnare l’arrampicata su ghiaccio e le basi generali escursionistico-alpinistiche. Tale percorso venne supportato dalla parallela acquisizione dei titoli di Istruttore, prima Regionale e poi Nazionale, i quali mi hanno portato a dirigere corsi e scuole di alpinismo del Club Alpino Italiano, nonché, nello stesso contesto, a collaborare con la Scuola di Alpinismo Regionale Lombarda e quella Nazionale Italiana.

Tentai anche di diventare Maestro di Sci e Guida Alpina, che è un vero e proprio professionista della montagna (l’istruttore del Club Alpino Italiano è un volontario che può operare solo all’interno dei corsi del CAI), purtroppo senza riuscirci, un po’ per infortuni non gravi ma comunque influenti, un po’ per casualità (l’anno che ho deciso di fare le selezioni di guida alpina invero avrei fatto meglio a fare ancora quelle di maestro di sci che si erano tenute vicino a casa, nel luogo e sulle piste dove per tre anni mi ero preparato e tutti i miei compagni di preparazione le avevano superate) e necessità di riprendere a lavorare (la preparazione alle selezioni di questi corsi è questione che necessariamente ti deve impegnare a tempo pieno).

Insomma, il mio scopo di vita era evidente e tutti me lo dicevano ormai da anni, solo io mi ostinavo a perseguire un obiettivo diverso finché intervenne il caso: i clienti iniziarono a chiedermi corsi anziché disegni. Prima uno, poi due, poi tre, poi arrivò un centro di formazione per adulti e infine anche una scuola. Come ignorare i segnali, presi la palla al balzo e progressivamente i miei servizi si incentrarono sempre più sulla formazione fino a farne l’unica mia occupazione. Da quel momento la mia vita è diventata la formazione, sportiva nel tempo libero, tecnica nel lavoro.

Questa particolare integrazione di cose si è inevitabilmente riflessa nel mio modo di fare formazione, un modo che, insieme agli aspetti meramente tecnici, tiene in debita considerazione anche quelli umani: psicologia, filosofia, comunicazione, benessere mentale e fisico, ecologia della formazione ed ecologia in senso stretto, questioni economiche e questioni ambientali. Tutti argomenti, invero, che fin da giovane mi avevano sempre interessato e sui quali avevo letto e studiato parecchio.

Quando, verso la fine del ventesimo secolo, finalmente mi decisi a seguire un mio sentimento fino ad allora represso, l’incredulità verso l’ostilità sociale al nudo, e intraprendere la strada del nudismo, è stato spontaneo e ovvio non tenerlo nascosto. Di conseguenza creai il blog Mondo Nudo, con la missione di trattare di nudismo ma anche di questioni sociali in genere, tra le quali, per l’appunto, il rapporto con il proprio corpo e il superamento dei timori sul nudo e delle opposizioni alla nudità sociale. Nel giro di pochi anni identificai una formula che, della nudità, ne potesse fare un valore aggiunto anche nella mia attività di formatore, sia per quella attuata nel tempo libero, sia per quella attuata nel tempo del lavoro.

Ne nacque il progetto “Zona di Contatto” nella cui definizione, sulla base di quanto qualcuno nel frattempo aveva fatto o andava facendo in Inghilterra e altre nazioni (positivi esperimenti sociologici di nudo generalizzato in azienda e apertura di uffici dove la nudità era lo stato di base), si formò e stabilì il desiderio d’impegnarmi attivamente in questa direzione: ne scaturì il servizio di consulenza al nudo.

Ad oggi, invero, non ho ancora ricevuto richieste in tal senso, però il servizio rimane e si rafforza: per dargli un punto di partenza più preciso, per suggerire un percorso abbordabile, per generare un palese invito a imboccare tale cammino, vado ora a pubblicizzarlo in modo più palese e ho inserito nell’apposita sezione della pagina eventi di questo blog la locandina e il collegamento a VivAlpe. Evoluzione di quello che era l’altro progetto ormai ben avviato ma il cui nome andava ormai superato (Orgogliosamente Nudi), VivAlpe non è un qualcosa di trasgressivo, non è un qualcosa di diverso dalle altre attività, VivAlpe è solo ed esclusivamente un programma condiviso di escursioni in montagna, escursioni uguali a tutte le altre, ma con un valore aggiunto, un qualcosa in più del camminare, un qualcosa in più della tanto acclamata e ricercata integrazione con l’ambiente: l’inclusione.

VivAlpe, pertanto, non è escursioni naturiste, VivAlpe non è escursioni nudiste, VivAlpe non è nemmeno escursioni nude o in nudità, VivAlpe non è qualcosa in antitesi con l’escursionismo classico, VivAlpe non si pone in alternativa ad altro, VivAlpe è VivAlpe e basta, caso mai VivAlpe è solo ed esclusivamente inclusione ambientale.


Contrariamente a quanto è oggi fastidiosissima consuetudine, non vi costringo a passare attraverso più pagine e più collegamenti ma, in ragione di una mia personalissima etica commerciale che mi vincola al rispetto totale del cliente, vi mando direttamente alla sorgente: cliccare sulla locandina sotto per accedere alla pagina eventi di Mondo Nudo.